E se Cenerentola fosse stata troppo impegnata per il matrimonio?

Uno sguardo divertito ed irriverente alle favole che ci hanno fatto sognare ed immedesimare negli ultimi cinquant’anni, per vedere come l’immagine della donna/sposa proposta dai film di animazione sia cambiata da Cenerentola a Barbie.

La principessa delle favole: il sogno di ogni bambina di ieri, oggi Donna, diventa un retaggio culturale che la Sposa porta con sé nella realizzazione del proprio matrimonio. Lontana dalla presunzione di volerne fare uno studio sociologico, che lascio e persone e ambiti più consoni, ho voluto allora giocare ed osservare come sia cambiata in questi anni l’immagine della Donna/Sposa nei cartoni animati con cui sono cresciute intere generazioni di bimbe.

E’ il 1938 quando esce il primo lungometraggio Disney: è Biancaneve. Oltre a cantare con gli uccellini del bosco è un’ottima casalinga e proprio riassettando casa conquista i sette nanetti che la ospitano nel suo esilio forzato. Purtroppo ha la cattiva abitudine di fidarsi di tutti ed accetta la mela da una sconosciuta, guarda caso la mela è avvelenata. Meno male che arriva il principe azzurro a salvarla con un bacio.

Nel 1950 è la volta dell’inimitabile Cenerentola. Anche lei ha la strana abitudine di cantare con gli uccellini, ma quello che sbalordisce è la rassegnazione con cui accetta tutto: pulisce, rammenda e prepara la colazione a matrigna e sorellastre…però non dispera mai nel presente canticchiando. Ed effettivamente questa sua speranza nel futuro viene premiata dalla Fata Smemorina che la trasforma in splendida principessa permettendole di andare al ballo. Come finisce lo sappiamo tutte: fuga con perdita della scarpetta di cristallo, editto reale, scarpetta che non calza a nessuna nel regno se non a lei e vissero felici e contenti con tanto di matrimonio e partenza in carrozza.

Siamo alla fine degli anni ’50 quando esce La Bella Addormentata nel Bosco: neanche a dirlo anche Aurora canta con gli uccellini. Anzi, proprio il canto è uno dei tre doni delle fate madrine per il suo battesimo: primo fra tutti la bellezza, quindi il canto di un usignolo e siamo sicure che se non fosse stato per l’intervento di Malefica il terzo dono sarebbe stata l’intelligenza…ma più probabilmente l’abilità nel cucito!

L’immagine della donna rappresentata da queste tre principesse è piena di sognante romanticismo, non per nulla continuano ad esercitare il loro fascino sulle bimbe di ieri e di oggi, ma è anche passiva verso il proprio destino. E’ una donna che accetta la condizione presente senza fare nulla per modificarla, le sue doti principali sono la dolcezza, il canto e soprattutto la condiscendenza. E’ sempre un aiuto esterno, indipendente da lei, a portare una svolta nel suo presente ed ovviamente è sempre la volontà del principe a liberarla da una condizione negativa per regalarle il lieto fine, che naturalmente coincide con il matrimonio.

Ma passano trent’anni e nel 1989 la Disney propone una nuova figura femminile: Ariel da “La Sirenetta”, seguita nel 1991 da Belle de “La Bella e La Bestia” e nel 1992 da Jasmine di “Aladdin”. I tempi sono cambiati completamente: ci sono stati in mezzo gli anni ’60 con la loro rivoluzione culturale, gli anni ’70 con i grandi movimenti femministi e gli anni ’80 con l’affermazione della donna anche nell’ambito lavorativo. Tutto questo non poteva non riflettersi nelle nuove principesse: tutte e tre sono giovani che si ribellano al destino imposto e prendono in mano la propria vita. Belle in particolare è una ragazza colta e coraggiosa, che non si ferma davanti ai cliché ma lancia il suo cuore oltre alle apparenze. Ma soprattutto: non cantano con gli uccellini! Perché io non ho nulla contro il cantare e canticchiare, anzi, la reputo una cosa bellissima….ma perché proprio con gli uccellini?

Nel ’95 esce poi Pocahontas e con lei la donna si è completamente emancipata: il rapporto tra lei e Smith è un rapporto vissuto alla pari e per la prima volta nel mondo Disney una donna rinuncia al suo coronamento d’amore in nome del senso di responsabilità verso la società a cui appartiene, lasciando devo ammettere con l’amaro in bocca tutte noi cresciute con il “wedding end”. Del resto dopo gli spensierati anni ’80, il decennio successivo vede il ritorno a temi più impegnati nel sociale ed anche i lungometraggi di animazione risentono di questo cambiamento.

Con nostro grande piacere il romanticismo del finale con abito bianco torna con Tiana (“La Principessa e il ranocchio) e con Rapunzel, rispettivamente del 2009 e del 2010. Tiana in particolare rappresenta perfettamente la complessità della donna contemporanea: divisa tra l’amore e la carriera. L’happy end vede coronare entrambi i suoi sogni di realizzazione professionale e di matrimonio, anzi, l’uno non si può realizzare senza l’altro.

 

Ma se le principesse di ieri hanno accompagnato i giochi e i sogni delle Donne di oggi forse influenzando il loro modo di sentirsi Spose, non possiamo chiudere questo gioco senza uscire dal mondo Disney per citare Barbie, protagonista indiscussa nell’ultimo decennio del mondo fantastico delle bambine, Donne di domani. La serie di film che vede protagonista la celebre bambola ha inizio nel 2001 e dato l’enorme successo del primo film vengono realizzati ben ventuno sequel in dieci anni. Barbie, seppur sullo sfondo rosa e lilla del suo mondo fantasioso, esprime le tante sfaccettature della personalità femminile in quel mix di determinazione e dolcezza con cui solo il gentil sesso sa affrontare le situazioni della vita. Quando poi in uno degli episodi ripete: “Credi sempre nei tuoi sogni, anche quando ti dicono che sono irrealizzabili” nasce spontaneo il parallelo con Cenerentola e la sua “I sogni sono desideri”, solo che Barbie in questo caso sogna di diventare moschettiera (professione esclusivamente maschile) ed ovviamente vi riesce dopo ad aver salvato Re Luigi da un complotto. E quando il neo incoronato Re le si avvicina proponendole un giro in mongolfiera per festeggiare l’incoronazione non possiamo non sorridere alla sua risposta “Dovremo rimandar a più tardi il nostro giro” scappando a cavallo verso una nuova impresa da moschettiera. Insomma, è un po’ come se Cenerentola dopo aver provato la scarpetta avesse risposto: “Sì, ma scusa, ora proprio non ho tempo”. Cari principi di domani, in bocca al lupo: non vi basterà più il cavallo bianco!

 

wnm

18 gennaio 2021

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Mara

 

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